Carosino è un comune italiano di 6.776 abitanti (ISTAT) della provincia di Taranto, in Puglia. Geograficamente rientra nella subregione del Salento. Carosino è situato a circa 70-75 metri sul livello del mare, ed è distante da Taranto 15 km. L'abitato si trova nella zona settentrionale della penisola salentina, nel cuore della parte occidentale delle Murge tarantine, in una dolce vallata tra i comuni di San Giorgio Ionico, Monteparano, Monteiasi e Grottaglie, situati più a nord. Il sito fu frequentato da genti messapiche e, successivamente, sarebbe stato un importante centro sul fiorente asse commerciale Taranto-Grecia, come afferma D. Loiacono, portando a riprova il tesoretto di 76 monete argentee ritrovate nel 1904 in agro di Carosino; queste monete permettono un'esatta datazione e costituiscono una precisa testimonianza dei rapporti economici e culturali con la grande polis dello Jonio. In conseguenza del saccheggio di Taranto ad opera dei Saraceni nel 927, è probabile che il sito sia stato ricolonizzato dopo un lungo periodo di abbandono, assumendo il toponimo di "Citrignano" (secondo I. Chirulli). Le prime fonti storiche certe derivano dai registri Angioini e risalgono al 1348, data in cui il feudo di Carosino fu venduto dai Capitignano ai Palmerio di Capua. Decaduta durante la guerra greco-gotica, si fraziona in casali e casegrotte; l'agricoltura e la pastorizia restano le uniche attività economiche. È noto che nel XV secolo le armate albanesi al seguito di Skanderberg, rasero al suolo il piccolo ed antico casale il cui feudatario Raimondo De Noha fu alleato dell'Orsini di Taranto nella sua rivolta contro il Re di Napoli nel 1462. Il casale restò pressoché disabitato per quasi mezzo secolo, come feudo delle famiglie nobili della zona. Nel 1471 fu acquistato dagli Antoglietta e da questa famiglia nuovamente ricolonizzato, con autorizzazione del Viceré di Napoli del 1522. Nel 1517 il feudo divenuto Baronia passò alla famiglia dei Simonetta e poi ancora ai Muscettola nel 1524. Fu in questo periodo che scomparve il rito ortodosso e con esso probabilmente la parlata arbereshe dei coloni albanesi in seguito al massiccio impegno dell'Arcivescovo Monsignor Lelio Brancaccio, che volle estendere il rito cattolico in lingua latina. La baronia passò ancora di mano agli Albertini e poi agli Imperiali. Nel 1806, abolita la feudalità nel Regno di Napoli, il Ducato di Carosino fu proprietà della famiglia Berio - Marulli
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