Leverano (Liranu in dialetto locale) è un comune italiano di 14.238 abitanti della provincia di Lecce in Puglia. Sorge sulla fertile pianura dell'entroterra ionico-salentino e domina la piana digradante verso il mar Ionio, dal quale dista circa 10 km. È un importante centro agricolo nel quale, oltre alla coltivazione di vigneti e oliveti, si affianca la floricoltura. Fa parte dell'Associazione Comuni Virtuosi d'Italia. Il territorio del comune di Leverano, situato nella parte nord-occidentale della pianura salentina, si estende su una superficie di 48,77 km² e dista 17 km da Lecce. Ricade nella Terra d'Arneo, ovvero in quella parte della penisola salentina compresa nel versante ionico fra San Pietro in Bevagna e Torre dell'Inserraglio e che prende il nome da un antico casale, attestato in epoca normanna e poi abbandonato, localizzabile nell'entroterra a nord-ovest di Torre Lapillo. Particolare della Terra d'Arneo è la presenza di svariate masserie, molte delle quali fortificate. Il territorio possiede un profilo orografico pressoché uniforme: risulta compreso tra i 34 e i 77 m s.l.m., con la casa comunale a 37 m s.l.m. e un'escursione altimetrica complessiva pari a 43 metri. Confina a nord con i comuni di Veglie e Carmiano, a est con i comuni di Arnesano e Copertino, a sud e a ovest con il comune di Nardò. Il clima della zona è tipicamente mediterraneo, con estati calde, umide e siccitose, e con inverni freschi e ventilati. Le precipitazioni si concentrano prevalentemente nelle stagioni di autunno e inverno. Il toponimo di Leverano deriverebbe, secondo il Marciano, da Liberanium, termine evolutosi in Liberano, quindi in Leveranum, ed in ultimo, Leverano. In greco significa zona umida, acquitrinosa, e fa riferimento alle condizioni paludose del territorio prima delle bonifiche di epoca fascista. Altre ipotesi lo considerano un prediale romano (Liberianum), basato sul nome Liberius. Nelle Rationes Decimarum del 1324 è citato con il nome di Livoranum. La cittadina sorge come accampamento di profughi provenienti dai casali, Sant'Angelo e Torricella, distrutti da Totila, re dei Goti, nel 540 d.C. Il piccolo insediamento fu attaccato e cancellato nel IX secolo dai Saraceni ma venne in seguito ricostruito e potenziato dai Normanni che vi impiantarono una modesta torre in legno. Nel 1220, Federico II la riedificò in pietra. La torre, a pianta quadrata alta 28 metri, ha i prospetti orientati secondo i punti cardinali ed è provvista di merli
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